Il piede diabetico è una complicanza del diabete: una malattia metabolica sistemica.
Il diabete è una malattia caratterizzata dall’aumento nel sangue dei livelli di glucosio (zucchero) per via dell’inefficacia biologica dell’insulina, l’ormone che controlla la glicemia nel sangue e che viene prodotto dal pancreas. I principali problemi oggi per i diabetici sono legati alle complicanze croniche che questa patologia comporta. Tra le complicanze del diabete, il piede diabetico sta assumendo un ruolo sempre più rilevante.
Le stime dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) riportano infatti che circa il 15% dei diabetici andrà incontro nell’arco della propria vita ad un’ulcera del piede che richiede cure mediche.
Sono presenti tre tipologie di diabete:
- Diabete di tipo 1: è di tipo ereditario e per questo è detto anche diabete giovanile ed è caratterizzato da una distruzione delle cellule beta del pancreas. Questa forma è presente nel 10% dei diabetici e coinvolge lo 0,5% della popolazione Italiana.
- Diabete di tipo 2 o mellito: è caratterizzato da una ridotta sensibilità e resistenza all’insulina, ormone che regola lo zucchero nel sangue. Questa forma è presente nel 90% dei diabetici e coinvolge il 5% della popolazione con un esordio dopo i 40 anni. Questa forma viene spesso diagnosticata in ritardo rispetto all’insorgenza del diabete per cui i danni collaterali sono già incominciati.
- Diabete gestazionale: è una complicanza che avviene nel 7% dei casi e che subentra nel periodo di gravidanza ma in genere regredisce dopo il parto.
In tutti e tre i casi è fondamentale controllare i livelli di glicemia nel sangue perché è parte integrante della terapia e permette di avere una qualità della vita migliore e più duratura.
Quello che succede nel diabete è che dopo anni dall’esordio si manifestano danni clinici importanti che riguardano soprattutto la microcircolazione periferica. Stiamo parlando di danni ischemici periferici, quindi soprattutto ai piedi perché è la parte più lontana dal cuore, ma vi è anche una diminuzione della vista.
Il sangue è molto più denso e fa fatica a circolare all’interno dei vasi più piccoli e con il tempo si rischia persino un’ischemia che compromette le strutture più lontane dei piedi.
Un’altra complicanza del diabete è il piede neuropatico, complicanza a carico dei nervi sensitivi periferici. Questo porta ad una crescente insensibilità periferica al dolore e al variare della temperatura. Questa diminuzione della sensibilità porta il paziente a ferirsi e non accorgersene(potrebbe avere un corpo estraneo all’interno delle calzature e non sentirlo, potrebbe scottarsi i piedi in spiaggia e non sentire dolore, potrebbe andare incontro a geloni perché non sente il freddo). Qualsiasi lesione in un paziente diabetico è più facile alle infezioni per l’elevato contenuto di zuccheri nel sangue, ambiente favorevole per i microorganismi.
È importante che il paziente sia a conoscenza della possibilità che questa patologia possa complicare il decorso del diabete così come la sua gravità: essa rappresenta la principale causa di amputazione degli arti inferiori (se si escludono gli incidenti) e può portare al decesso del paziente per lo sviluppo di una gangrena e il diffondersi dell’infezione.
L’ischemia periferica non è avvertita dal paziente e per questo può essere trascurata nel tempo ma compromette la guarigione delle ferite perché dove non arriva sangue non ci può essere guarigione.
Nel caso della neuropatia periferica ci sono dei sintomi che devono essere riconosciuti:
- Dolore;
- Formicolii;
- Crampi;
- Perdita della sensibilità (incapacità di percepire dolore, caldo e freddo).
Tutto questo il podologo è in grado di rilevarlo attraverso la visita podologica e quindi è in grado di evitare queste complicazioni legate al diabete. In caso di paziente diabetico si fa sempre l’indice di ABI (Ankle Brachial Index) e il test del monofilamento per verificare la presenza di patologie ischemiche e insensibilità periferica.
Il paziente viene poi inserito in una classe di rischio e viene educato alla cura efficace dei suoi piedi. Banalmente ma per niente scontato l’uso di calzini bianchi e l’ispezione dei piedi più volte al giorno permette di individuare precocemente le lesioni al piede ed evitare così complicazioni severe.
Oltre all’educazione sanitaria il paziente deve indossare delle calzature di prevenzione primaria o secondaria a seconda della classe di rischio a cui appartiene e deve necessariamente consultare il podologo periodicamente.
Nico Ragazzini
Podologo Staff Poliambulatori Arcade
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La visita podologica
Si tratta di un momento molto importante perché permette di individuare eventuali anomalie in tutta la struttura degli arti inferiori e di dare informazioni molto utili al paziente. Generalmente si compone di due fasi: una raccolta anamnestica che individua la situazione clinica pregressa e recente del paziente e della sua famiglia; e un esame obiettivo che individua la morfologia e la funzione del piede.
Chi è il podologo?
Il podologo è un professionista sanitario dell’area riabilitativa, laureato in podologia e iscritto ad un Albo Professionale, che si occupa del piede e delle sue patologie.
Il podologo agisce in maniera non cruenta per il trattamento delle problematiche degli arti inferiori ed è in grado di fare prevenzione perché riconosce alterazioni precoci o conclamate che necessitano di un approfondimento diagnostico o di un intervento terapeutico specialistico.
Assiste, ai fini di educazione sanitaria, i portatori di particolari malattie degenerative e con rischio di lesioni. Individua e segnala al medico sospette condizioni patologiche, richiedendo, dove necessario, approfondimenti diagnostici e terapeutici. Su prescrizione medica previene e cura le ulcere e le verruche del piede.
Una particolare attenzione viene riservata al piede diabetico, al piede reumatoide, al piede dello sportivo e al piede del bambino.
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